Le mie fondamenta:
passione, ispirazione, arte.

Ad un certo punto, sui vent’anni, Dario Verda, classe 1936, aveva preso seriamente in considerazione di dedicarsi da professionista al ciclismo. Riusciva bene, aveva vinto parecchie corse, gli piaceva e poi gli avevano chiesto di far parte della squadra di Fausto Coppi, il campionissimo. Invece ha preferito chiudere in bellezza il capitolo del ciclismo per dedicarsi all’azienda di trasporti e scavi creata dal padre negli anni Trenta del ‘900 a Campione: i Verda, originari di Gandria, si sono traferiti nel ‘500 proprio a Campione. Felice il padre Augusto di mettere la ditta in buone mani, tutto sommato felice anche lui per la scelta di vita che si rivelerà appagante tra macchine e cantieri, tra ferro e acciaio. La “Verda trasporti” si espande, diventa Bileo, si fa conoscere e apprezzare, decenni di lavoro, impegni e sacrifici, Nel ’68 Dario Verda sposa Marisa Terrani, due figli Emanuele e Davide, oggi affermati professionisti. La vita si è spostata al di là del lago, in Ticino, ma il paese di Campione dell’infanzia e della gioventù conserva un posto nel suo cuore. Il tempo a disposizione è poco ma la sera o nei fine settimana riesce a trovare del tempo per assemblare, lavorare, limare, forgiare il ferro.

Delle sculture fa partecipi solo famigliari e qualche amico. Tra questi Tonino, il mitico Tonino Giannattassio, che ci ha lasciati nel 2013 dopo aver retto decenni l’omonimo bar-ristorante-Galleria d’arte a Campione, esponendo tutti i maggiori artisti insubrici. Con la ditta Dario Verda mette radici a Bissone, l’altro storico villaggio rivierasco al quale è molto affezionato, tanto da avervi aperto di recente un’esposizione proprio a due passi dalla sua scultura in bronzo, “la lavandaia” posata quattro anni fa sul lungolago. Un’esposizione di cosa? Delle sue opere in ferro ovviamente, qualcuna recuperata dal passato, la maggior parte nuova, mai mostrate. Tutte rigorosamente in ferro, tutte assemblate con le sue mani partendo da materiali di recupero. Gli piace far rinascere quei ferri vecchi dando loro una nuova destinazione, infondendo nuova vita. E soprattutto gli piace poter esprimere quell’insieme di argomenti: emozioni, sentimenti, proposte, provocazioni, (auto)ironie e, nell’insieme, la propria visione del mondo in modo semplice, disincantato ma intelligente, magari adattando qualche massima al suo e nostro tempo.

E per non farmi mancare nulla, ecco il piacere della scrittura. Musica ma anche aforismi e poesie. Un verseggiare libero con qualche rima baciata, sempre tanta arguzia e la voglia di rimanere su un crinale di eleganza, lasciando baluginare le cose della vita ma senza cadere nel doppio senso.

Poesie ben calibrate esattamente come la musica e le sculture, perché “le cose, se si fanno, van fatte bene”. E lo scritto, meglio se breve, fulmineo, spalleggia le sculture ferro e la musica nello spiegare qualcosa di sé e del proprio mondo.

“Un toch da fer per esprim de pensee …”